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VALLE SAN GIORGIO: GIRO DEL MONTE GEMOLA
L'itinerario, passando per il borgo di Cornoleda, sale al monte Gemola ed a villa Beatrice, luogo appartato tra i piu poetici degli Euganei, al centro di un'incantevole zona paesaggistica.
Lunghezza 6 Km - Dislivello 120 m
Tempo di percorrenza 3 ore
Valle S. Giorgio si raggiunge da Arqua' Petrarca o da Baone scavalcando rispettivamente il valico del Sassonegro o il passo delle Croci. Il campanile svettante della Parrocchiale indica il punto di partenza della passeggiata. A testimonianza dell'antichita' del sito, la chiesa conserva sul muro esterno verso mezzogiorno alcuni frammenti di tombe romane, grossi massi squadrati di marmo veronese e di Trachite ed un'iscrizione, databile al VII-VIII secolo, che ricorda i martiri Felice e Fortunato. Adagiata sul crinale del colle, poco sotto la chiesa, sta' villa Mantova-Benavides, opera cinquecentesca ingentilita da una doppia loggia sul lato a ponente. Iniziamo la salita seguendo la strada che prende rapidamente quota e punta verso il fianco orientale del monte Gemola. Alla fine del rettilineo, lungo il quale osserviamo belle stratificazioni di Scaglia rossa e, ad aprile, la splendida fioritura dei ciliegi, troviamo il bivio che porta a Cornoleda. Giriamo a sinistra per la stradella asfaltata che serpeggia all'ombra di alte siepi, oltre le quali notiamo viti, olivi, mandorli e fichi. Giunti al bordo di un prato assolato, sorvegliato da un vecchio olivo, osserviamo l'imponente e armoniosa forma del monte Cero, purtroppo rovinata da una selva di tralicci. La vegetazione e d'ambiente caldo-arido: roverella, albero di Giuda, olmo, ailanto, biancospino, pruno spinoso, rosa canina, ligustro e marruca. Ora la stradina scende e aggira un largo canalone; sul versante opposto abbiamo una rada boscaglia in basso, piu su un bell'oliveto e sul pianoro della cima un massiccio casolare preceduto da vigneti. Dopo il 'calto' riprendiamo a salire fino al culmine del dosso dove un gruppo di case e protetto da un capitello di S. Antonio, cui fanno ala due folte siepi di bosso. Altra leggera discesa e risalita tra vigneti fino alla spalla del colle dove termina l'asfalto. Giriamo a destra costeggiando un vigneto oltre il quale si staglia la cima tondeggiante del monte Cinto. Aggiriamo un'insenatura e risaliamo a ritrovare l'asfalto; dopo la curva appare il campanile di Cornoleda.
In basso il paese di Cinto e la campagna scura della Valcalaona tagliata dal canale Bisatto. Posto a mezza costa del Gemola il borgo di Cornoleda e' lindo e luminoso. Passiamo davanti ad un palazzetto cinquecentesco con ampio portone ed elegante finestra a tre luci, sormontata dal timpano. La chiesa, intitolata ai santi Nazario e Celso, e' preceduta da alcuni gradini e da un breve sagrato in trachite. Il campanile, completato nel 1910, termina con una leggiadra cuspide ottagonale in cotto. Giriamo a destra passando tra un vecchio pozzo in muratura e l'ex canonica, costruita nel 1899, che mostra due complesse meridiane.
La stradina sale e s'accosta alla riva del monte passando a fianco di un rustico restaurato e sotto alcuni grossi bagolari. Entriamo in una galleria piuttosto umida a vegetazione degradata, dove resti di terrazzamenti e qualche grosso ciliegio testimoniano una passata coltivazione prima dell'invasione della robinia e del sambuco. Usciti a fianco d'un vigneto, ammiriamo il digradare del monte Cinto verso la valle di Fontanafredda, separata dal monte Resino da quella di Valnogaredo, sopra la quale s'innalza il cono regolare del Vendevolo; in primo piano il versante boscoso dell'ormai prossimo monte Rusta.
Superata una bianca casetta, la stradina si restringe. diventa sassosa e sale leggermente, rientrando tra la vegetazione. Qui' subito troviamo un bivio: chi volesse accorciare sensibilmente il giro puo' salire ripidamente a destra fino al muro perimetrale della tenuta di Villa Beatrice e, aggirandolo sulla sinistra, arrivare direttamente all'arco d'entrata. Il nostro itinerario, piu' prudentemente. prevede di continuare a sinistra. Il sentiero passa sotto un vecchio castagno in precarie condizioni e scende girando a sinistra. Poco piu' avanti sfioriamo l'inizio di uno scuro valloncello e, compiendo una stretta curva fangosa, aggiriamo un 'calto' passando sotto i sambuchi. Un breve rettilineo ondulato, con bella siepe di acero campestre, ci porta sull'asfalto che sale da S. Lucia. Giriamo a destra e prendiamo a salire sulla strada. Superato un bel rustico e l'ex Cantina Zabai ci accostiamo al fianco del Rusta, coperto da una calda boscaglia a roverella, castagno, orniello, erica e cisto. Alla fine del tratto piu' ripido di salita vediamo sulla sinistra l'inizio del sentiero che sale alla cima del colle e, sulla destra, il digradare dei vigneti sotto la cima pianeggiante del Gemola.
All'incrocio sul valico giriamo a destra. Un vialetto di mandorli arriva al posteggio oltre il quale una breve salita ci porta all'ingresso della villa. Superato l'arco, due alte mura ci introducono ad uno dei luoghi piu suggestivi dei colli che ha mantenuto un carattere di mistica serenita' per la posizione isolata. la sobrieta' dell'architettura e la pace che vi regna. Il complesso monumentale e' legato alla memoria della nobile estense Beatrice - poi beatificata - che, fatti ripristinare e ampliare gli edifici di due precedenti monasteri, uno di suore benedettine ed uno fondato da un certo frate Martino da Milano, vi si ritiro' nel 1221 vivendo in umilta' e preghiera i suoi ultimi cinque anni di vita. Il monastero venne soppresso nel 1578 dal vescovo Federico Cornaro che trasferi' le monache in S. Sofia a Padova. Nella seconda meta' del Seicento un ricco mercante veneziano trasformo' il convento in villa rispettando, fortunatamente, la rustica semplicita' del luogo. Il complesso, recentemente restaurato e aperto al pubblico, e' gestito dall'Ente Parco dei Colli Euganei, che vi ha allestito una mostra sulla flora e fauna locale, una documentazione sulla storia del sito e una rassegna sull'edilizia rurale. La bellezza del paesaggio che si gode da questo poggio sereno e' all'altezza del valore dell'edificio: non vale la pena aggiungere parole a quanto si vede. Terminata la visita ritorniamo al posteggio e, tenendo la destra, scendiamo per il sentiero a ridosso del muro di cinta. Entriamo all'interno di una boscaglia ombrosa ed umida, formata per lo piu' da robinia, sambuco, roverella ed edera. Attraversando un varco, con begli stipiti di trachite, rientriamo nei possedimenti della villa. Seguendo il classico segnavia bianco-rosso del CAI sbuchiamo su un fresco prato con ampia vista sulle aride ondulazioni calcaree che da monte Fasolo calano verso Valle S. Giorgio. Proseguiamo dritti e, guidati dai segni bianco-rossi, scendiamo presso un vigneto che aggiriamo compiendo una stretta curva a sinistra. Superato il vigneto attraversiamo un prato incolto in direzione di un'alta siepe, che costeggiamo girando a destra: di fronte abbiamo la bella cupola del Cero. Alla fine ci accostiamo ad un boschetto e, trascurando il segnale del CAI, andiamo a destra seguendone il limitare fino ad imboccare il sentiero che cala a fianco di un piccolo olivo. La boscaglia e formata da roverella, frassino, carpino nero, nespolo, caprifoglio. Piu' avanti compare la robinia e il sentiero confluisce su una stradina che seguiamo girando a sinistra. In breve arriviamo alla fonte 'Pissarotto' tipica costruzione in muratura sormontata da una nicchia che ospita un'immagine sacra. L'acqua non e' potabile e, pensando con rammarico all'antica funzione di questa sorgente, possiamo solo rinfrescarci le mani. Giriamo a destra e passando sotto ad un interessante complesso di forme settecentesche seguiamo l'asfalto che scende al punto di partenza.