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GIRO DEL MONTE VENDA
Itinerario spettacolare che offre panorami irripetibili, data la posizione centrale del piu' alto monte degli Euganei. Notevoli spunti storici e grande varieta' floristica..
Lunghezza 7,5 Km - Dislivello 200 m
Tempo di percorrenza 4 ore
Il punto di partenza e' fissato al Rifugio 'Re del Venda'. Per raggiungerlo da Torreglia bisogna salire al Passo del Roccolo e scendere verso Faedo fino alla caratteristica chiesetta degli Alpini, sotto gli scogli dell'Orsara. Per arrivare alla chiesetta da Galzignano si risale la Valle Cingolina fino al Passo del Roverello, dove arriva anche la strada da Cinto, e da qui seguire le indicazioni per il Roccolo. Quasi di fronte alla chiesetta inizia uno sterrato, con chiare segnalazioni, che in poco piu' di un chilometro giunge ad uno slargo, dove nei giorni festivi conviene lasciare l'auto e fare a piedi la breve salita fino al ristorante, Davanti all'edificio ben ristrutturato e legato alla figura leggendaria del guardiaboschi Antonio Lionello detto "el Moro Polo", godiamo uno splendido panorama sui vigneti di Faedo che precipitano verso la valle di Fontanafredda, chiusa dalla cima allungata di monte Fasolo e dal cono boscoso del Rusta. Imbocchiamo il sentiero che passa sotto il cortile, osservando sulla destra il complesso monumentale dell'Eremo Camaldolese di monte Rua.
Entriamo nel bosco di castagno, con vivace fioritura primaverile di aglio orsino, elleboro, polmonaria, stellaria, anemoni, dente di cane, falsa ortica, dentaria e pisello selvatico. La stradina e' incantevole ed il castagneto luminoso e vario, con nocciolo, carpino nero, roverella, orniello, acero campestre e montano. Piu' avanti alcune ceppaie di faggio aprono le loro tenere foglie verde chiaro gia' a marzo, anticipando di molto il castagno.
Notiamo anche varie conifere messe a dimora, secondo la moda di qualche tempo fa, dalla Forestale. Una breve salita sassosa ci porta ad un assolato affioramento roccioso, prodotto da un filone di trachite che taglia la massa riolitica del monte. Osserviamo bei cespugli di cisto a foglie di salvia, erica arborea, coronilla, biancospino, rosa di macchia, nespolo, ginestra e rosei cuscini di saponaria montana e timo serpillo.. Bel panorama sulla Valle Cingolina e sull'inizio del Calto Pavajon che scende a Galzignano lungo il fianco meridionale di monte Orsara.
La salita si accentua leggermente ed il sentiero inizia a girare verso sinistra. Il bel castagneto termina presso un piccolo scoglio di fini brecce riolitiche. Subito dopo inizia una trista boscaglia intricata a robinia e sambuco. Il sentiero svolta a sinistra e passa sul fresco e umido versante settentrionale. Abbiamo ancora robinia e sambuco ma qui il sottobosco e' piu' vivace, con abbondante presenza di dente di cane, scilla silvestre, gigaro, anemoni, epimedio alpino. Arrivati al bivio teniamo la sinistra seguendo il viottolo che va in salita (andando a destra si scenderebbe al Passo del Roccolo). Al culmine del dosso svoltiamo a sinistra attraverso i resti di una vecchia recinzione forestale. Inizia un breve ma impegnativo tratto di salita, che conviene prendere con la dovuta calma osservando i numerosi esemplari di faggio, pioppo tremolo e qualche sparuto corbezzolo tra l'erica ed il brugo.
Raggiunto il tornantino facciamo attenzione per scoprire sopra la scarpata un largo macchione di mirtillo nero: specie decisamente montana e piuttosto rara a quest'altezza, che fiorisce a marzo e fruttifica a maggio. Alcuni metri piu' avanti, sulla destra sotto alcuni abeti, ne troviamo altri. Ora il sentiero e' piu' luminoso e sale abbastanza dolcemente fino ad uno sbarramento a 'pettine', messo per fermare eventuali mezzi fuori strada.
Un sentierino, ben evidenziato dal segnavia bianco e rosso del CAI, scende sulla destra in direzione della 'Forcella delle punte': lo prenderemo al ritorno dopo aver visitato i resti monumentali del Monastero degli Olivetani.
Pertanto proseguiamo dritti in salita fino al prossimo 'pettine', dove svoltiamo a sinistra tagliando il fianco del colle fino ad un ripiano roccioso con alcuni pini. Da qui, quando gli alberi sono spogli, vediamo le mura austere del monastero.
Seguiamo il sentiero e dopo una rapida salitina che fiancheggia la recinzione di un posteggio della Base militare sbuchiamo sotto le imponenti rovine. Entriamo nella chiesa cinquecentesca, con bei finestroni rotondi in trachite. Sotto l'abside si trova la cripta. Usciamo a fianco del massiccio campanile che sembra la torre di un castello.
Il panorama e' veramente incantevole e abbraccia a volo d'uccello tutto il settore centro-meridionale dei colli, offrendo anche una suggestiva visione della struttura dell'Eremo di monte Rua. Il complesso e' in fase di restauro e di studio da parte della Sovrintendenza ai beni architettonici della Regione. Recentemente, oltre a varie stanze, cantine e corridoi, e' stata portata alla luce la cucina che conserva ancora il camino, il forno ed il lavello. La storia di questo luogo straordinario inizia nel XII secolo, quando un certo Adamo ed un suo servitore vi si ritirarono eremiti. Il primo documento che fa riferimento al romitorio del Venda e' del 1197.
Nel 1207 salgono alla cima del monte, in cerca di pace e solitudine, Alberico e Stefano, monaci benedettini di S. Giustina di Padova. Questi sono considerati i padri fondatori del monastero, i cui patroni furono i nobili Maltraversi da Castelnuovo.
Si costruirono gli alloggi, i vari servizi, il chiostro ed una nuova chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.
Alla fine del '300, con la crisi dell'Ordine benedettino, il monastero decade ed il Vescovo di Padova sostituisce i 'Padri albi' con l'Ordine aristocratico degli Olivetani. Questi, sotto la protezione dei Carraresi signori di Padova, ingrandiscono ed abbelliscono il monastero.
Il monastero visse serenamente fino al 1771, quando la Repubblica di Venezia lo soppresse, trasferi' d'autorita' i monaci, e vendette i beni, condannando i prestigiosi edifici alla rovina. Lasciamo il monastero e torniamo al 'pettine' dove prendiamo il sentiero col segnavia del CAI.
Appena iniziato il viottolo notiamo un piccolo slargo con terra nera: e' una delle molte carbonaie, per la produzione del carbone dolce di legna, che funzionarono sui colli fino ai primi decenni del secolo. Il bosco e' fresco con abbondante fioritura primaverile di scilla, anemoni, dentarie, colombina e cipollaccio stellato; notiamo qualche faggio e vari aceri di monte. L'ultimo tratto del sentiero e' stato lastricato dal Servizio Forestale e sbuca, dopo essere confluito in un altro che scende da destra, sull'asfalto della strada 'militare' che sale da Castelnuovo. Siamo sulla panoramica 'Forcella delle punte', tra Venda e Baiamonte. Giriamo a sinistra seguendo l'asfalto fino al primo tornante dove sulla destra inizia una stradella piana segnata da un cartello di proprieta' privata. Il panorama spazia sul gruppo del monte Madonna sui colli Berici e sulle Prealpi vicentine. Arriviamo a 'casa Brombolina', la fattoria piu' alta dei colli, di solida fattura ottocentesca, posta tra alti prati ed il bosco a quota 500 metri. Chiediamo gentilmente il permesso di transito e passando a fianco del pozzo, degli annessi rustici e dell'orto entriamo nel bosco a lato della recinzione militare. La vegetazione e' quella tipica del castagneto fresco, arricchita da bei carpini bianchi.
Il sentiero sale e scende, si riaccosta alla zona militare e, attraversata una valletta tappezzata da aglio orsino, punta decisamente in salita. Al culmine si stacca un viottolino che sale sulla sinistra; noi invece continuiamo dritti, iniziando una lunga discesa su fondo largo, ma molto sconnesso. Il bosco e' luminoso e vario, notiamo ancora diversi faggi e qualche cespuglio di fior d'angelo. Splendida a marzo, la fioritura rosa della dentaria a cinque foglie.
Il sentiero diventa momentaneamente piano, attraversiamo un cancello e continuiamo in discesa. In breve arriviamo ad uno slargo dove troviamo un'ampia strada che sale dal laghetto del Venda. Giriamo a sinistra ed entriamo sul piazzale di una vecchia cava di materiale detritico. Qui osserviamo vari pioppi tremoli e saliconi.
Dal piazzale imbocchiamo la stradina pianeggiante che corre sotto i castagni. Poco piu' avanti si apre un'aerea finestra panoramica a strapiombo sulla cava sottostante. Molto suggestiva la vista dei vigneti che circondano la chiesa di Boccon, verso la dorsale berica ed in direzione del massiccio gruppo di monte Madonna Continuiamo ed in breve appare la cima conica del Vendevolo. Il sentiero scende dolcemente e attraversa un tratto di castagneto degradato.
Arrivando alla sella tra Venda e Vendevolo incontriamo i primi castagni da frutto e, sulla sinistra, un avvallamento che fino a pochi anni fa era un suggestivo laghetto, ora invaso da una boscaglia di pioppo tremolo. Ma gia' compaiono i grandi "maronari" che annunciano la piu' interessante piantagione degli Euganei, formata da splendide piante plurisecolari scolpite dagli anni. Passiamo meravigliati tra questi autentici monumenti verdi e imbocchiamo l'ampia strada oltre il cancello di ferro.
Il panorama e' aperto e luminoso, movimentato dalle cime piatte del Brecale e del Fasolo e dalle piramidi del Rusta e del Cinto.
La vegetazione mantiene ancora la dominanza a castagno, ma compaiono vari elementi di clima caldo come il cisto, l'erica, la ginestra, la roverella, l'orniello ed il carpino nero. Passiamo davanti all'imboccatura di una vasta pietraia naturale e al successivo ampio curvone notiamo, sopra la scarpata, diversi corbezzoli a testimonianza del forte riscaldamento solare di cui gode questo versante.
La strada scende dolcemente e poco dopo sulla sinistra inizia un viottolino chiuso da tre blocchi squadrati di trachite. Lo seguiamo entrando nel fitto del bosco ed in breve arriveremo al 'Re del Venda', dove troveremo il meritato ristoro.