UN PO' DI STORIA:
Baone, il cui nome deriva
probabilmente dalle feste in onore di Bacco che ivi si svolgevano
in epoca pre-romana, è il capoluogo di un esteso comune
che sorge sulle pendici orientali dei Colli Euganei a soli
3 Km dall'antichissima Este, sulla cui area storica e culturale
si innesta. Le origini del luogo sono documentate dal materiale
archeologico rinvenuto in seguito a scavi eseguiti nel XIX
secolo. In località chiamata Sacrà nel 1874
vennero alla luce frammenti di statue bronzee e ruderi di
un imponente edificio, forse un tempio pagano, tra cui alcuni
pezzi di cornicione finemente lavorati a foglie d'acanto.
Nel 1887 si trovò un antichissimo giacimento contenente
rottami di rozze stoviglie lavorate a mano, asce e manufatti
litici che testimoniano la presenza di un centro abitato da
popolazioni che vivevano in capanne intorno all'VIII secolo
a.C..
Più numerosi invece sono i ritrovamenti di lapidi ed
iscrizioni del periodo romano, durante il quale tutti i Colli
Euganei vissero anni di grande splendore. Attualmente i reperti
sono conservati nei Museo Civico di Este.
Dopo la caduta dell'Impero romano e dopo
le numerose scorrerie barbariche che devastarono a più
riprese i villaggi sparsi tra le colline, verso l'anno Mille
è documentata la cessione di Baone come feudo da parte
del vescovo di Padova al principe Azzo I marchese di Este,
progenitore dell'omonimo casato degli Estensi che saranno
poi Duchi di Ferrara, Modena e Reggio. Questi donò
a sua volta il feudo verso il 1077 ai Conti Maltraversi di
Padova, famiglia nota e assai potente "di legge longobarda".
Nel 1192 Alberto da Baone, detto dal cronista
Rolandino uomo famosissimo e potente, con atto notarile dette
in pegno per un certo periodo ad Obizzo marchese d'Este il
Castello di Baone e tutte le sue proprietà. Fu uno
dei personaggi più ragguardevoli del suo tempo; per
quanto riguarda Baone, sappiamo che per suo ordine furono
sradicati tutti i boschi circostanti e piantata al loro posto
una vite speciale portata dalla cosidetta Schiavonia - l'attuale
ex-Jugoslavia -, esempio presto seguito da altri possidenti,
un esempio che diede l'avvio alla produzione di squisiti vini
grazie ai quali tutt'oggi sono famosi i Colli Euganei.
Durante il Medioevo la signoria di da Baone
regnò incontrastata con un susseguirsi di personaggi
più o meno illustri, finchè nel 1294 il castello,
che sorgeva in cima al colle sovrastante l'attuale paese venne
distrutto da Ezzelino da Romano, che aveva conquistato in
pochi anni Padova, Bassano, Treviso, Vicenza e molti territori
seminando guerre e terrore.
Con la caduta dei conti di Baone e la fine della tirannia
ezzeliniana, Baone divenne comune e come tutti i comuni rurali
venne retto dai capi delle famiglie più importanti
sotto la guida di un decano.
I marchesi di Este, primi feudatari di Baone, a parere dello
storico Franceschetti fondarono l'antica Pieve di S. Fidenzio
in cima al colle ove sorgeva il più antico abitato.
Questa ipotesi pare avallata dal fatto che intorno all'anno
970 il vescovo di Padova Gauslino decretò il trasporto
del corpo di San Fidenzio da Polverata a Megliadino, un piccolo
centro del territorio estense. Temendo che i resti venissero
rubati, il marchese Azzo I li fece custodire nel suo castello
in cima al colle di Baone erigendo probabilmente per l'occasione
la chiesa che dedicò al Santo. Notizie
dell'edificio si susseguono negli anni finché nella
visita pastorale del 1449 si legge che la popolazione del
paese seguiva gli offici sacri nella chiesa di S. Lorenzo,
cappella di S. Fidenzio, eretta giù nel piano per comodità.
Tale chiesa non era altro che l'oratorio privato della nobile
famiglia Dottori donato al paese nel 1406 per volere testamentario
del conte Stefano Alessandro. Dal 1522 S. Lorenzo divenne
parrocchiale a tutti gli effetti; l'oratorio fu ampliato e
l'antica pieve di S. Fidenzio quasi del tutto abbandonata
e lasciata in custodia ad un eremita che abitava nei pressi.
All'interno doveva essere affrescata poiché esistono
documenti che parlano di "riparazione delle pitture".
Con l'andare del tempo l'edificio finì per crollare
e all'inizio del secolo scorso con il materiale rimasto venne
costruito il campanile della chiesa di S. Lorenzo.
Attualmente la chiesa di San Lorenzo ha tre
altari: sopra il maggiore stà una tela datata 1580
raffigurante una Madonna in trono con Bambino e Santi attribuita
alla scuola di Paolo Veronese. Ai lati della pala altri due
dipinti sempre di scuola Veronesiana raffigurano a destra
S. Girolamo ed a sinistra San Giovanni Evangelista. Vicino
alla chiesa sorge il palazzetto della famiglia Dottori che
reca sulla facciata lo stemma raffigurante una colomba con
un ramoscello d'ulivo nel bosco. Ai lati sorgono altre costruzioni
che alterano le forme originali dell'antico edificio. Lungo
la strada che da Baone scende verso Este, proprio sul limitare
del confine, possiamo vedere la villa detta Ca Borin, edificata
dai fratelli Borin verso il 1690 che presenta all'ingresso
un bel cancello in ferro battuto e ai lati due tempietti;
un'ampia scala ripartisce il giardino, in lieve pendio, e
conduce alla villa immersa nel verde. Se da Baone ci si rivolge
ad est verso la pianura di Monselice si potrà vedere,
isolato, il piccolo colle chiamato Montebuso su cui sorgeva
nel XIV secolo un castello. Il Cittadella nel 1842 scrive:
"questa costa romana è di tutta l'Euganea catena
la più ubertosa e per propria guardatura di sole e
per industri cure degli abitanti. Essa fa mostra di una vegetazione
lussureggiante abbellita dai festoni delle viti gravi di uva
squisita, vagamente dipinta dai colori di molte e diverse
frutta saporitissime; e ospizia l'olivo a prova della costante
mitezza del clima". Oggi le cose
non sono cambiate: il clima, la vegetazione, le colture, i
colori del paesaggio restano quelli descritti 150 anni or
sono.
Appartengono al comune di Baone le frazioni di Calaone, Rivadolmo,
e S.Giorgio. Calaone, il cui nome vien fatto derivare da Elicaone
figlio di Antenore (mitico fondatore di Padova), sorge ad
ovest di Baone a 227 metri di altezza, in un pianoro adagiato
tra due colli di forma conica: Il monte Castello e il monte
Cero sulle cui cime sorgevano un tempo fortilizi dei marchesi
d'Este. Da Calaone si gode un ampio panorama delle colline
circostanti ricoperte di castagni e della valle omonima, la
Valcalaona, che scende verso Este, ricchissimo giacimento
di reperti archeologici di epoca pre-romana e romana. Calaone
diede i natali alla Sabina a cui Marziale dedicò numerosi
suoi versi, ed al pittore Giovan Battista Maganza detto il
Magagnò, vissuto tra il 1509 e il 1589. La
parrocchiale dedicata a S. Giustina fu edificata nel XVIII
secolo nel luogo della antica pieve, che viene ricordata in
documenti risalenti al 1114 e di cui attualmente non rimane
che una statua dedicata alla Santa scolpita in pietra con
uno stile che si avvicina al gusto d'oltralpe.
All'interno della chiesa, completamente riedificata nel 1732,
sulle pareti laterali del presbiterio si possono ammirare
due tele di pregevole fattura del pittore estense Antonio
Zanchi (1631- 1722), le cui opere sono sparse in numerose
chiese e palazzi veneti. Queste di Calaone raffigurano rispettivamente
l'adorazione dei Magi e La presentazione al Tempio di Gesù,
sono entrambe firmate e datate 1719 e 1720.Di maggior rilievo
la bella pala con il San Gaetano da Thiene già sopra
l'altare a lui dedicato, eseguita da Giandomenico Tiepolo,
figlio del più famoso Giambattista, probabilmente nel
1732. All'esterno è da notare la sagoma slanciata del
campanile, eretto nel 1888 che da lontano appare - dice l'Ojetti
- "ritto come la lancia di una sentinella", svettante
tra i due colli che fanno da quinte al paese. Situata a pochi
passi dalla chiesa la Villa Boldù, già appartenuta
ai nobili Marchiori di Este, poi ai Pisani ed infine ai Baldù
che la tennero fino al 1665. Lungo
la strada che da Calaone sale al Monte Cero, così chiamato
perché anticamente pare vi sorgesse un tempio dedicato
a Cerere, si trova il poggio di Salarola, storicamente famoso
come sede del monastero benedettino femminile di S. Margherita
sorto alla fine del 1100. In tale monastero trovò rifugio
nel 1220 la Beata Beatrice d'Este che vi dimorò per
un anno e mezzo prima di far restaurare l'antico edificio
sul monte Gemola poco lontano da Valle San Giorgio. Questo
convento esiste ancora ed è divenuto proprietà
del Consorzio per la valorizzazione dei Colli Euganei. L'altra
frazione del comune di Baone degna di nota è Valle
San Giorgio, paesino diviso a sua volta in due sotto frazioni:
la Valle di sopra e la Valle di sotto. La prima, detta anche
Valle dell'Abate perché possedimento dell'abazia della
Vangadizza, ha la chiesa dedicata a San Biagio; la seconda,
con la chiesa di San Giorgio, è detta anche Valle di
Donna Daria, contessa della famiglia dei da Baone, famosa
perché nel 1520 diede sepoltura - sfidando il tiranno
Ezzelino - a Guglielmino da Camposampiero suo parente, da
questi fatto decapitare. Al nome Valle San Giorgio è
collegato il dipinto posto sull'altare maggiore della parrocchiale
raffigurante San Giorgio e il drago eseguito nei primi anni
del XVII secolo. La chiesa è
interessante soprattutto per i frammenti di sepolcro di epoca
romana murati sul fianco esterno insieme ad una iscrizione
dell'VIII secolo. Poco sotto sorge la canonica, costruzione
cinquecentesca con portico sul davanti e due logge laterali,
che era in origine una delle ville di campagna dei Mantova-Benavides,
famiglia Padovana che diede i natali a Marco, illustre giureconsulto
e collezionista di antichità, ricordato in uno stemma
sulla facciata datato 1535. Appartenevano alla parrocchia
di Baone numerosi oratori privati: quello della Assunta eretto
dalla famiglia Dondi dell'Orologio nel 1675; quello di San
Michele Arcangelo di Montebuso sorto più o meno contemporaneamente
al precedente per opera dei da Molin che lì abitavano,
e l'oratorio di San Bellino, sorto nel 1710 in località
Meggiaro e annesso alla Villa Borin.
L'indubbia amenità e la bellezza del suo territorio
non sono ancora turisticamente sfruttate; e se da una parte
questo significa lasciare incontaminato ed integro il paesaggio,
dall'altra non giova di certo allo sviluppo economico del
paese. Lo stabilimento termale della Val Calaona un tempo
frequentatissimo per la sua acqua terapeutica contenente acido
solforico, carbonico, bicarbonati e cloruri utili nella cura
delle gastropatie, giace semidistrutto e abbandonato fin dagli
anni della guerra del 1915-18. L'attività termale,
che tanta fortuna ha significato per le non lontane Abano
e Montegrotto, rappresenterebbe per Baone una notevole rinascita
economica, eliminando in parte i gravi problemi dell'occupazione
che vede ancora oggi molti giovani emigrare. Il ripristino
dello stabilimento probabilmente si farà. Intanto Baone
vive dei prodotti della sua terra: il vino, famoso da secoli,
l'agricoltura, la raccolta delle castagne e l'attività
estrattiva delle cave di pietra e calce tra le colline.
Lo storico veneziano Marin Sanudo nei suoi
"Diari" racconta di un prodigio avvenuto a Montebuso,
località sita come abbiamo visto nei pressi di Baone,
al centro della piana che collega le cittadine di Monselice
e di Este.
La sera di venerdì Santo del 1526, Angelo e Gaspare,
pastori alle dipendenze della famiglia Todesco di Este, provenendo
da Terralba dove erano stati a confessarsi, se ne tornavano
verso la città. Giunti a Montebuso, terreno dei Todesco,
seduta sopra un sasso tra due torri videro una donna vestita
di nero, che dopo aver ricambiato il saluto disse di voler
fare un'ambasciata al loro padrone: prediceva castighi e pene
a costui che, pregato tempo prima di costruire un capitello
nel luogo dove ella era seduta, non lo aveva ancora fatto.
Colpiti, i due pastori risposero che
non era possibile portare al padrone una tale ambasciata poiché
da quattro giorni giaceva a letto in fin di vita e non riusciva
più a parlare. E la donna: "…diteli
che io sono la Regina del Cielo e della Terra. Annunciateli
da parte mia che presto terminerà la sua vita e pubblicate
alle genti che ciascuno che digiunerà tre sabati uno
dopo l'altro a honor mio et che poi mi addimandino una grazia
che honesta sia, senza dubio li sarà concessa…".
I pastori, giunti a Este e riferito tutto al Todesco, lo videro
alzarsi ed ordinare di fare costruire immediatamente il desiderato
capitello. La leggenda narra che dopo la sua morte, nel piccolo
oratorio costruito in cima al colle si verificarono numerosi
miracoli, si "illuminarono ciechi" e si "sanarono
infermi", l'acqua putrida divenne limpida e potabile.
La chiesetta di Montebuso detta della Madonna dei Miracoli,
dell'ave o della Torre - perché costruita in una vecchia
torre trecentesca - esiste ancora, ma non è più
meta di pellegrini in cerca di grazie e di miracoli, perché
oggi ormai quasi nessuno ricorda e crede a questa antica leggenda.
Come arrivare
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