UN
PO' DI STORIA: l’attuale nucleo abitativo di Arquà
è di chiara origine medievale, anche se non si può
negare una ipotetica continuità con epoche remote: sorto
su di una probabile linea difensiva che doveva esistere già
in epoca barbarica e collegante la Rocca di Monselice, centro
della locale giurisdizione politico amministrativa longobarda,
con Valle S. Giorgio, Cinto Euganeo e la fascia pianeggiante verso
Vicenza, a ponente dei colli. Che il territorio di Arquà
fosse comunque abitato in periodo venetico, ma soprattutto romano,
appare dimostrato dai toponimi prediali, derivanti dal nome del
proprietario del fondo (Bignago da Bennius, Mercurana da Mercurius),
e dai reperti archeologici rinvenuti (cippi funerari, frammenti
fittili, monete imperiali, condutture per lo scarico dell’acqua).
Del resto sappiamo che anche i Romani non furono insensibili all’amentità
dei colli Euganei. C’è una tradizione che parla dell’esistenza
in Arquà, di un tempio dedicato al dio Apollo, innalzato
proprio sul Monte Castello, e forse non è del tutto una
fantastica invenzione.
Il nome del paese, dal latino
Arquatum o Arquata volgarizzato
poi in Arquada, è di ipotetica coniazione
medievale. Appare in un documento del 985 e ciò testimonia
l’antichità del luogo e della precisa destinazione,
essendo chiamato castrum, castello. Il nucleo originario è
da collocare pertanto sull’altura detta Monte Castello,
a ricordo delle fortificazioni oggi scomparse; ai piedi e a
mezza costa della collina sorsero poi gli edifici per il culto,
uno votato a S. Maria e ricordato con l’importante titolo
di pieve nel 1026, l’altro della SS.Trinità e menzionato
nel 1181. A questo proposito va sottolineato che in origine
queste erano chiese matrici cioè che possedevano il fonte
battesimale e proprio l’intitolazione a S. Maria è
segno, nella diocesi padovana; di primitività. La località
divenne feudo dei Marchesi d’Este entrò successivamente
nell’orbita politica di Padova, tanto che nel 1276 venne
stabilito che il Podestà di Arquà fosse padovano
e avesse almeno 25 anni.
Elevata infine dalla signoria Carrarese al rango di vicaria,
fu allora che Arquà ebbe la ventura di ospitare il Petrarca
e di accoglierne le spoglie mortali. Da questo momento la sua
storia è segnata dalla presenza della tomba del poeta.
Arquà al tempo del Petrarca viene descritta, in un documento
che si trova nel Museo Civico di Padova, come: "vasti boschi
di castagni, noci faggi, frassini, roveri coprivano i pendii
di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo
e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico
paesaggio arquatense". Una vegetazione e una pace che forse
hanno richiamato alla mente del poeta un’altra terra a
lui cara, la Toscana, e così si decise a stabilirsi in
una casa decorosa che si distingueva certamente dalle altre
assai povere dei contadini e degli artigiani.
Chiesa di Santa Maria
Assunta
Edificata nell’XI secolo, venne ampliata e ristrutturata
nel XVII secolo, assumendo l’attuale aspetto. L’interno,
ad una navata con affreschi alle pareti, è arricchito da
varie opere scultoree e pittoriche tra le quali la tela dell’Assunta
dipinta da Palma il Giovane.
Tomba
del Petrarca
L’arca, in marmo rosso di Verona, è posta sul sagrato
della chiesa di S. Maria Assunta e custodisce dal 1380 le spoglie
di Francesco Petrarca, morto nel 1374. Il busto in bronzo del
poeta venne collocato nel 1457.
Oratorio della SS.
Trinità
L’edificio originario risalente al XII secolo fu ampliato
nel XIV secolo; lo stile è semplice e ben conservato
nella struttura primitiva. Accanto all’oratorio si trova
la Loggia dei Vicari, dell’edificio originario restano
un arco con il leone di San Marco e gli stemmi dei Vicari succedutesi
nell’amministrazione del territorio.
Leggende
- Ancora storia di Arquà
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