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Rovolon
 
 

I Colli Euganei hanno un patrimonio, oltre che naturalistico, anche storico non comune. Non conosciamo con certezza come fosse in epoca an­tica il territorio dell’attuale Comune di Rovolon, forse la parte in pianura era invasa dalle paludi e la parte montuosa coperta di boschi, ma sap­piamo che i primi abitatori dei Colli furono probabilmente gli Euga­nei, un popolo antichissimo, che du­rante l’età del bronzo (II millennio a. C.) furono notevolmente influenzati dai Greci, i quali, venendo dal mare e risalendo i fiumi della regione per scopi commerciali, fecero loro co­noscere l’uso dei metalli. Verso il 900 a.C. giunsero qui i Veneti, una popolazione proveniente, secondo la leggenda, per via mare, dall’Asia Minore, che si era alleata con i Troiani per difendere la loro capitale Troia dall’attacco dei Greci. Non si sa in quale relazione fossero questi Veneti con altri popoli, chiamati ugualmente Veneti, distribuiti in tutta l’Europa antica: forse si trattava di una denominazione generica col significato di “conquistatori”. Dopo la presa e la distruzione della città di Troia, i Veneti abbandonarono la loro terra e, assieme ad un gruppo di Troiani, guidati da Antenore, si imbarcarono per cercare rifugio in occidente. Qui giunti, si unirono e si fusero con la popolazione locale e diedero nuovo impulso e vitalità alla regione (che da loro prese poi il no­me) per l’abilità con cui lavoravano ogni tipo di materiale, come metalli, cuoio, ossa e lana, e per essere riu­sciti a sviluppare con i Greci fiorenti scambi commerciali di prodotti dell’agricoltura, dell’allevamento del bestiame (in modo particolare di cavalli) e dei tessuti di lana, attra­verso i porti fluviali di Padova, Este e Adria. La cultura paleoveneta sfuma poi lentamente nel mondo romano: Polibio narra che i Veneti furono sempre a fianco dei Romani. Per questa fedeltà essi furono da questi ricompensati con un patto di “non ingerenza” nella loro vita interna. Tuttavia il Veneto cominciò ad essere attratto fin dal II secolo a.C. nell’orbita di Roma per un sottile gioco di alleanze e protezioni, reso possibile anche attraverso la realizzazione di un’imponente rete viaria: le vie Emilia, Postumia, Annia e Popillia, che permettevano di fatto ai Romani il controllo della Pianura Padana. Nel 49 a.C. Rovolon apparteneva al Municipium Patavii, creato da Giulio Cesare. Con le invasioni barbariche, in particolare con quella di Attila (452 d.C.), la zona subì un primo periodo di decadimento. Nel 569 l’area del Municipium Patavii venne smembrata e divisa dal re dei Longobardi, Alboino, e così tutta la parte più occidentale passò sotto la giurisdizione di Vicenza, compreso Rovolon che, ecclesiasticamente, apparteneva alla diocesi patavina. Lo attesta un documento dell’anno 970 con cui il Vescovo di Padova Gauslino faceva una cospicua donazione al grande complesso monastico di santa Giustina, che dopo l’invasione degli Ungari era caduto in uno stato di grave abbandono. L’atto di donazione nominava, tra gli altri beni, anche la Chiesa edificata in onore di San Giorgio nella località del comitato vicentino detta Rebolone, con le sue terre, decime e servi. I successori del Vescovo Gauslino, Orso nel 1014, Burcardo nel 1034, Ulderico nel 1064, confermarono questa donazione e la pieve di Rovolon rimase proprietà del potente abate di Santa Giustina fino al XVIII secolo. La più antica testimonianza della presenza benedettina nel nostro Comune è costituita comunque dalla chiesetta di San Pietro (XI secolo), trasformata oggi in cantina, che sorge presso la frazione di Carbonara. Vi è però anche l’ipotesi che la pieve di Rovolon sorgesse tra il VII e l’VIII secolo, al tempo della dominazione longobarda. Sono vari i riferimenti che fanno ritenere questo: l’intitolazione a San Giorgio, uno dei patroni, con l’arcangelo Michele, del regno longobardo; il fatto che ancora nell’XI secolo le famiglie di Rovolon seguivano le consuetudini del diritto longobardo e infine il fatto che la nobile famiglia “Da Rovolon”, estintasi nel secolo XII, apparteneva a quella stirpe. I medievalisti sostengono che Rovolon fosse sotto la giurisdizione dei Conti di Padova, che possedevano anche il fortilizio detto “Castello delle Rocche” che troneggiava lungo la strada che conduce al Monte della Madonna e di cui ora rimangono solo i ruderi di una piccola torre. Rovolon seguì poi le vicende della città di Padova, prima governata dai Carraresi, poi da Venezia. Nel XIV secolo i Conti Papafava, discendenti dalla nobile famiglia “Da Carrara”, ricevettero beni a Rovolon. La Repubblica di Venezia entrò in possesso del territorio padovano nel 1405 e lo mantenne fino al 1797; affrontò il problema del suo dominio in terraferma in modo originale ed assolutamente diverso rispetto alle soluzioni adottate da altri stati regionali coevi: rimasero in vigore, a regolare la vita delle singole comunità, gli statuti esistenti, debitamente approvati, aggiornati e completati, a seconda delle necessità, da provvedimenti delle magistrature veneziane. Anche la presenza benedettina si fece più incisiva nei primi decenni del XV secolo: nel 1441 l’Abbazia di Santa Giustina acquistò la località detta “la Costa”, presso Rovolon, ed ottenne in donazione una vasta tenuta, in località “Vegrolongo” di oltre 700 campi padovani, una zona particolarmente boscosa che comprendeva in parte il “bosco della Carpaneda” e di difficile accesso per la presenza di vaste aree acquitrinose e quindi malsane. Qui sorse una grande corte benedettina affidata ad un gastaldo che lì aveva la sua abitazione e rispondeva dall’andamento degli affari, mentre la gestione amministrativa faceva capo ad un monaco rettore che risiedeva nel “palazzo della costa”, oggi chiamato Villa Ottavia dal nome di una sua successiva proprietaria. Solo a partire dal XVII secolo vennero costruite le fattorie di San Bartolomio e di San Leandro, entrambe dipendenti dalla gastaldia di Vegrolongo. Nel 1806, con la soppressione napoleonica di tutti i beni di diritto ecclesiastico, al monastero di Santa Giustina vennero confiscati ben 16690 campi padovani, tra cui anche i possedimenti posti nel territorio di Rovolon. Seguì l’occupazione asburgica, durata fino alla fine della 3° guerra d’indipendenza (1866) e che si concluse con la adesione “plebiscitaria” al Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II; da allora la storia dell’attuale Comune di Rovolon, dopo i due conflitti mondiali, si fonde e si confonde con quella della Repubblica Italiana.

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